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Esperienze sensoriali dal cannolo al resto del mondo

Tappa 2 – Cosa si mangia sul cammino di Santiago

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RONCISVALLE – ZUBIRI

Questa mattina sveglia collettiva alle sei, una musica classica suona per tutti i pellegrini per fare colazione. Il primo pasto della giornata è stato a base di pane tostato, burro, marmellate e confetture, latte, succo d’arancia, caffè (non Italian style, ma più una bevanda lunga). Una colazione, si direbbe, normale, almeno per il sud Europa. L’accaduto più importante è stato ritrovarsi di nuovo a tavola, con altri “sconosciuti” per poi poco dopo riunirsi a camminare insieme verso Santiago e oltre. Un cartello iconico indica che mancano 790 km.

Lungo questa parte di cammino, come anche nella precedente, per la strada della prima tappa, si incontrano alberi di antociani selvaggi di polidrupa Rubus ulmifolius. More più a km 0 di così, direi che non si può.

Durante il tragitto si passa per Espinal, un piccolo paesino che permette di fare una pausa cibo o di procurarsi qualcosa per il pranzo. Ci si imbatte in una “panaderia” (forno/panetteria), dove può capitarti anche di fare la fila. Lo spazio interno è ristretto, ma è come uno di quei generi alimentari, hanno un po’ di tutto, e non solo alimentari. Da cibi in scatola, a salumi appena affettati, da shampoo a detersivi, biscotti e merendine.

La gente del luogo, già di buon mattino, si precipita a prendere le baguette, rigorosamente però, avvolte in fogli di giornale e messe sottobraccio, a meno che non ti faccia consegnare il pane direttamente a casa, dove potrebbe rimanere appeso per ore, chissà, come ci è successo di vedere qualche giorno dopo.

Anche noi abbiamo scelto le baguette, da accompagnare con dei salumi.

Oltre al pane, in questo tratto, una particolare materia prima ci è stata in qualche modo raccontata, raccolta, offerta per poterla assaggiare, gustare, assaporare ed è stato possibile ascoltare ciò che il produttore aveva da raccontarci, mentre era lì nel periodo di raccolta, tra settembre e ottobre.

Si tratta del frutto del prunus spinoso.

In questi casi si possono sigillare momenti di scambio culturale, gente che è fiera delle proprie radici, che ti permette di assaggiare i suoi frutti, della sua terra, quelli che poi faranno di quel lavoro un prodotto finito inestimabile e pieno di tradizione, sapere e gusto.

Durante il cammino ti capita di assaggiare tutti i frutti che incontri in generale, ma incontrare i produttori per caso, quelli che toccano la materia prima ogni giorno, sa di sapienza e condivisione.

Le prugnole, dette arañones, si presentano molto acide e astringenti al palato, tanniche, contenenti flavonoidi e vitamina C. Alla vista simili a dei mirtilli, ma una delle differenze è che presentano un nocciolo.

Il risultato della loro raccolta e lavorazione porta al pacharán o patxaran in Navarra, una bevanda alcolica (25-30% vol.) che prevede la macerazione dei frutti da uno a otto mesi in alcol di origine agricola, con incorporazione precedente o successiva di oli essenziali naturali di anice e zucchero.
È spesso servito come digestivo.

Distese di campi di ortaggi e verdure circondano i sentieri.

Arrivati a Zubiri facciamo pranzo proprio con quelle baguette prese ad Espinal, salumi e formaggi.

Per la cena non c’era molta scelta, trovandoci in un piccolo paesino, un solo bar era aperto e abbiamo preso un’insalata.

Nel tardo pomeriggio però anche per noi è stata ora dell’aperitivo, e a Zubiri è possibile farlo anche in riva al fiume Arga, con i piedi nell’acqua e una cerveza, che in Spagna a volte costa meno dell’acqua. Quello che invece non ha prezzo è questo paesaggio, la giornata appena trascorsa, la gente conosciuta: francesi, italiani, spagnoli, messicani, polacchi…

Buen Camino!

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