Distrazione e concentrazione: usa i tuoi sensi e un nuovo mondo ti sorprenderà
Fare snorkeling o addirittura immersioni subacquee ci permette di esplorare ad occhi aperti colori e sfumature, nuove sagome astratte e nuove forme di vita che mai avremmo potuto immaginare di vedere ed osservare nemmeno a palpebre spalancate nell’altra parte di mondo liberamente ossigenata. É così che accade, esplorando, anche quando mangiamo il più classico dei tiramisù.
I dispositivi digitali, oggigiorno, ci permettono di raggiungere luoghi sconosciuti, nuovi mondi e territori. Ci si può connettere online per osservare le telecamere che vigilano sulle piazze più famose delle città più conosciute al mondo o quelle posizionate nel nord del globo in attesa della danza di una nuova aurora boreale.
La tecnologia è ormai talmente evoluta che i colori vividi e la nitidezza sempre più accentuata degli schermi, provano a mostrarci, ogni volta che vediamo una foto scattata la scorsa domenica durante la gita fuori porta o il film appena uscito, quel momento come se fosse reale. Molto spesso ci sentiamo parte integrante della situazione, soprattutto quando gli spazi di fronte a noi sono occupati da schermi via via più grandi.
Quello che accantoniamo, però, è l’idea di star vivendo un momento che non fa parte della realtà, già vissuto, finché non abbiamo la possibilità di vivere una simile esperienza dal vivo. Iniziamo a percepire la differenza tra l’osservare da uno schermo, dove i sensi che possiamo utilizzare sono due, ovvero vista e udito, e tra osservare, poi sentire, toccare, respirare, e in base all’esperienza, anche assaporare, utilizzando tutti e cinque i sensi.
Quando mangiamo, siamo spesso circondati da molte distrazioni o ancora il nostro cervello inizia a vagare dopo il primo o i primi morsi, perché si è già abituato al cambiamento, alle nuove percezioni appena provate, ed è così allo stesso modo, che pur trovandoci nella realtà, questa volta, è come se ce lo godessimo a metà.
In questo caso, abbiamo davvero la possibilità di utilizzare i nostri sensi come meritano e soprattutto come noi ci meritiamo, ma pur trovandoci nel momento presente spesso non partecipiamo attivamente.
Nel caso di una degustazione o nel “semplice” momento di mangiare abbiamo il potere di sbloccare un nuovo mondo, che più che bloccato, ha solo bisogno di attenzioni, essere tradotto, anche nel piccolo, per andare oltre il “che buono” o “è squisito“. É così che riusciremo a dare più attenzione a noi stessi attraverso la lettura dei nostri sensi, percependo allo stesso tempo sfumature e diversità.
Quante volte vi capita di finire un pranzo al ristorante (dipende dalla tipologia), di ordinare il dolce e di ricevere un piatto non all’altezza del pranzo? La pasticceria e i dolci al palato sono una cosa seria, non si tratta di aggiungere un po’ di zucchero o di seguire le mode artistiche del momento.
Eppure molto spesso ci si accontenta di qualcosa di “bello e dolce“, semplicemente perché molto spesso si pensi sia la normalità.
Essendo il dessert alla fine del pasto, uno dei suoi compiti è quello di lasciare un buon ricordo, un buon sapore e di presentarsi equilibrato, non troppo dolce o troppo amaro, per esempio. É l’ultima portata che ci concediamo, e nel concedercela deve essere appropriata a tutto il resto degustato.
La verità è che dietro ci sono studio e ricerca negli abbinamenti degli aromi, dei sapori, delle consistenze, nell’eleganza visiva delle forme e dei colori, nell’intensità e nella tipologia di percezione, nella percentuale degli elementi e degli ingredienti utilizzati.
Come dev’essere il tiramisù?
Crema al mascarpone, savoiardo, bagna al caffè e cacao sono gli elementi dell’iconico tiramisù, dolce (lo identifichiamo così per la categoria) italiano per eccellenza, famoso in tutto il mondo e replicato in diverse varianti, gusti e consistenze.
Pur volendo restare fedeli alla tradizione, ognuno di noi ha la sua visione e la sua versione.
Per la crema al mascarpone c’è chi aggiunge la panna, chi gli albumi montati a neve. C’è chi pesa i tuorli e chi li conta per numero. Chi li utilizza pastorizzati e chi li utilizza ancora crudi. C’è chi fa i savoiardi da zero e chi li compra al supermercato. Chi non usa solo caffè, perché chi lo diluisce con acqua e aggiunge zucchero o chi fa una bagna alcolica. C’è chi usa il cacao amaro e chi quello zuccherato. Per non parlare delle versioni inventate alla frutta.
Per le variabili circolanti ci vorrebbero molte pagine ma questa volta ci limitiamo solo a questi esempi tecnici. Siamo almeno tutti d’accordo che nel tiramisù ci va il mascarpone?
E per te: come deve essere un tiramisù?
Pensa e annota almeno 3 aggettivi che ti fanno pensare al tuo tiramisù preferito. Edonici a parte. Scrivi consistenze, sfumature di sapori, aromi e tutto ciò che ti viene in mente sui suoi elementi: crema al mascarpone, savoiardo, bagna e cacao.
Nel frattempo ecco uno speciale chicco di caffè che richiama l’iconico dolce, in ingredienti ed elementi.
Prova a immaginarlo, poi osservalo nelle foto in basso.
La forma inizia a svelare la natura della monoporzione, che appare marrone, quasi rossastro scuro e vellutata alla vista.
Cosa può succedere? Se ci facciamo influenzare, il nostro cervello potrà aspettarsi qualcosa e ricevere qualcos’altro. Ma se scegliamo secondo i nostri gusti, leggendo magari l’etichetta del dessert, possiamo aspettarci qualcos’altro perché sorprendentemente al di sopra o al di sotto (si spera di no) delle nostre aspettative.
Abbiamo in realtà un’astuta opzione: provare a non lasciarci governare dalle nostre aspettative ma iniziare a comprendere, esaminare, mordere e assaporare una nuova esperienza sensoriale.
Dopo la vista, che può già evocarci immagini e situazioni, così come l’olfatto, entra particolarmente in scena l’udito, con il tipico snap che fa il cioccolato o il burro di cacao ben temperato.
Si distinguono diversi strati che vanno dal bianco al marrone cioccolato passando per il color caramello mou. Ma anche con la vista possiamo esaminare le consistenze come quella del soffice pan di Spagna in basso che si riconferma al palato, quasi spugnoso, dopo aver accolto la bagna. Questo lo rende umido, accostato alle creme che donano un’armonia liscia e setosa. Si alternano una struttura più chiusa e cremosa a una leggermente più aperta e areata. Anche il caramello si ritrova in bocca con il suo aroma, insieme a quello del caffè, così come la percezione del cioccolato e del vellutato del guscio, che all’inizio, alla vista, prima della rottura del dolce, nasconde tutto il resto.
Usare maggiormente i nostri sensi e captare di più cosa vogliono dirci, ci permette di entrare in mondi diversi, esplorare ed esplorarci, fare nuove esperienze e provare nuovi percorsi sensoriali in tutte le loro sfumature. Si tratta di andare oltre la complessità apparentemente indecifrabile del buono, per cercare di concentrarsi nel qui e ora, in quel momento in cui stiamo accogliendo nuove texture e declinazioni di percezione gustativa, accompagnate da suoni e olfatto, per apprezzare e ricordare ancora di più quello che mangiamo.
É facile avere distrazioni, ed è anche per questo che ci vuole allenamento e concentrazione. Ed ogni assaggio non è solo definito dalle caratteristiche intrinseche di ogni prodotto, bensì da una serie di fattori che si incontrano con la sinestesia.
I descrittori e gli aggettivi evidenziati nell’esperienza sono solo alcuni di quelli che avrei potuto dare.
Come sarà adesso il tuo prossimo tiramisù? Annota ciò che ti viene in mente, anche ricordi ed immagini. Cerca di mangiare con più attenzione, che sia il tuo tiramisù del cuore o il prossimo che assaggerai. Vivi l’esperienza!
P.S. spero che ci sia per te un prossimo tiramisù.
Che mondo sarebbe senza? Anche su questo siamo d’accordo?
Facci sapere nei commenti o nei contatti cosa hai assaggiato e cosa hai provato e/o immaginato!
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